Abbiamo già parlato delle
definizioni di bi- e plurilinguismo, abbiamo già chiarito che siamo
praticamente tutti almeno bilingui e potenzialmente capaci di imparare ogni
lingua (evvai!). Cosa significa ciò, che i tipi di bilinguismo siano tutti
uguali? Direi di no – ok, non lo dico io, lo dice la linguistica, ma io non
posso che trovarmi d’accordo.
Nella mia famiglia, siamo tutti e
4 cittadini italiani, in casa si parla solo italiano, eppure rientriamo ognuno
in una categoria differente! Vediamo come questo sia possibile:
IO:
madrelingua italiana, nata e
vissuta in Italia, come sapete conosco ad oggi 6 lingue, ma nessuna di queste è
stata appresa da me in prima istanza in un contesto diverso da quello dello
studio. Ho studiato tutte le lingue straniere che conosco, alcune le conosco
meglio, altre peggio, alcune si sono specializzate in base alle esperienze
lavorative, o di vita, che con loro mi hanno accompagnata. Il mio si potrebbe
definire plurilinguismo consecutivo
tardivo; ho appreso tutte le altre lingue dopo l’acquisizione della mia
lingua madre, e la scolarizzazione. Attenzione, questo non vuol dire che
superata questa età non si sia più in grado di apprendere le lingue, tutt’altro
– sì, parolacce incluse!
MARITO:
madrelingua italiano, nato e
vissuto in Italia, portatore sano del virus dell’”io non sono portato per le
lingue!”, ha cercato di schivare il più possibile lo studio obbligatorio
dell’inglese a scuola fino a quando il destino beffardo, guarda un po’, gli fa
trovare lavoro in Germania. Niente, tocca studiare. E ce l’ha fatta, eh! Lo
definiamo, suo malgrado, bilinguismo
consecutivo tardivo.
LA MAXI:
madrelingua italiana, nata e
vissuta in Italia fino ai quasi quattro anni, poi BUM, trasferimento in
Germania, si va in un asilo dove non capisce un’acca, si autoproduce mal di
pancia e mal d’orecchie psicosomatici (con conseguenti sensi di colpa e
stracciamenti di vesti genitoriali, ovvio) e poi questo tedesco arriva, così
come è entrato passivamente nella sua testa esce in maniera attiva sempre più
fluente. Alle soglie della scuola elementare, con i suoi 6 anni e mezzo
(abbiamo scelto per lei l’”anno del re”, ritardandole di un anno l’ingresso a
scuola, per motivi che esulano da questo post, ma se vi interessasse
l’argomento fatemelo sapere, potremmo approfondirlo insieme) la Maxi è fluente
in entrambe le lingue, parla senza accenti (non evidenti almeno), conosce anche
il meraviglioso dialetto locale (AAAAAAARGH!!!!), è un caso di bilinguismo consecutivo precoce: la sua
madrelingua è l’italiano, ma l’apprendimento della seconda è avvenuto prima
della scolarizzazione, in quel modo meccanico-sensoriale tipico dell’apprendimento
precoce, che non è mediato dalla conoscenza pregressa di strutture grammaticali
e dal ragionamento – come invece avviene negli adulti.
LA MINI:
la Mini, 9 mesi, ancora non
parla, si sfoga in continue lallazioni in cui compare in continuazione
MAMMAMAMMAMAMMA, ma anche PAPAPA, o anche MAMMAPAPA (e anche TETTE, vabbè), e
così via. Il suo ambiente, benché sia prevalentemente italiano in famiglia, non
è monolingue: sua sorella gioca continuamente in tedesco, la maggior parte
delle persone che frequenta casa nostra parla tedesco, al di fuori della porta
di casa si parla tedesco, la TV e la radio sono prevalentemente in tedesco. Il
suo sarà un caso di bilinguismo naturale,
è probabile che i suoi primi tentativi seri di comunicazione saranno
un’insalata (ma va'?!) in cui mischierà parole di entrambe le lingue, ed è
possibile anche che parlerà più tardi rispetto a bambini immersi in un ambiente
monolingue, perché ha un registro di input più ampio da dover gestire. Nessuna
paura, in ogni caso: se anche voi avete bimbi nella stessa situazione, sappiate
solo dare loro il tempo che serve per selezionare e dividere i registri
linguistici, che è quello che avverrà naturalmente crescendo, senza forzature.
E voi, in quale categoria vi
riconoscete?
Per un velocissimo approfondimento sulle definizioni, per
sapere in quale categoria rientrate, vi
rimando a questo link: http://www.jezik-lingua.eu/it/13906/Che-cosa-significa-il-termine-bilinguismo
Anche questa volta, il contributo grafico è gentilmente
offerto dalla Maxi.
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