In questi giorni agostani, cari amici, la vostra insalata di
lingue ha subito una leggera battuta d’arresto, non tanto per il famoso caldo
estivo tedesco (16 gradi quando andava bene, nei giorni scorsi), ma più che
altro per la conoscenza approfondita della malattia dal simpatico nome
Bocca-Mani-Piedi, che ha decimato la famiglia a partire dalla piccola Mini per
finire a Marito. Maxi a parte, che se l’è cavata con un giorno di febbre,
noialtri siamo diventati adorabili ghepardi, anche un filo arrabbiati,
aggiungerei.
Ho comunque preso la palla al balzo della maggiore
rilassatezza della stagione estiva (sempre altrove), pensando che una piccola
pausa non ci sarebbe stata affatto male in una fila di giorni in cui ci si
dedica di norma a svago, relax, hobby e passioni. E proprio di passioni vengo a
parlarvi oggi: uno dei miei maggiori interessi è, senza alcun dubbio, la
lettura, ed è un’attività che ben si presta alle lunghe giornate estive, quando
fa troppo caldo anche solo per muovere un piede e lì, su un’amaca sotto un paio
di alberi frondosi, o su un divano in un salotto ombreggiato, o dove volete,
con un libro in mano si sta proprio bene.
Voglio quindi offrirvi un paio di consigli di lettura, ma
non la classica recensione, ovviamente: voglio consigliarvi un paio di libri,
notevoli, non soltanto per le autrici che li hanno scritti, ma anche per le
traduttrici che li hanno tradotti. Dubito che molte persone, nella scelta di un
libro da leggere, si soffermino su chi ha tradotto il testo. Ciò ha un senso,
in realtà : il traduttore non è un autore, nemmeno un co-autore, e non deve
esserlo. La sua presenza deve sparire dietro l’autore, il suo lavoro è
prestargli le parole migliori nella sua lingua madre, limitandosi a rendere al
meglio la versione originale, un po’ come i doppiatori prestano la voce agli
attori. Per dire, se un autore vi fa schifo non è colpa del traduttore, no no,
è proprio l’autore che scrive da cani! Eppure questo lavoro artigiano, fatto di
infinite limature, di notti insonni sulla migliore coniugazione da usare, di
crisi di disperazione per capire quale tempo verbale usare (non tutte le lingue
hanno gli stessi tempi verbali passati, ad esempio), e tutto per rendere
giustizia ad un testo che permetta di essere letto senza dover dire “to’,
arrangiati e leggitelo in originale se ti interessa!”, ecco, questo lavoro
merita un po’ di riconoscimento. Pur non
traducendo letteratura, è una deformazione professionale, per me, andare a
vedere chi ha tradotto un libro prima di acquistarlo. Il lavoro del traduttore,
così minuzioso e certosino, è vittima di un’ingrata incomprensione:
generalmente al traduttore si tirano le pietre solo quando secondo l’utenza fa
un lavoraccio (ho letto ad esempio cose turche sui traduttori della saga di Twilight, poveracci, per altro presi di
mira non da un pubblico di esperti ma da branchi di ragazzine inferocite fan
della saga adolescenzial-vampiresca), ma difficilmente viene ricordato quando
il suo lavoro è di qualità. Eppure, la qualità della traduzione è essenziale
affinché noi si possa godere di un testo che non è stato scritto per noi ma ripensato per noi, per permetterci di
godere la storia senza perderci nemmeno una sfumatura della lingua, per capire
i contesti, i giochi di parole, i riferimenti che potrebbero perdersi non
conoscendo del tutto la cultura di partenza. Forse potrebbe stupirvi che io,
che predico il plurilinguismo, non vi consigli di leggere testi in lingua. Il
punto non è questo: io vi consiglio CERTAMENTE di leggere testi in lingua,
quelli che vi pare, anche l’elenco del telefono, anche se capite la metà della
metà della metà. Leggere è il modo migliore per mettere da parte un bagaglio di
conoscenza linguistica (soprattutto passiva) incredibile. Per lo stesso motivo,
vi consiglio di leggere traduzioni di qualità, quando volete regalarvi il piacere di leggere. Quei volti ignoti,
quelle mani che hanno fatto le corse sulla tastiera per permettervi di leggere un testo e capirne il 100%,
sono il vostro ponte tra le culture, vi rendono nella vostra lingua quello che
non capireste ancora, solleticano la vostra curiosità, vi illuminano dove
vedreste solo buio, e magari la prossima volta acquisterete un testo in lingua
originale. Magari lo stesso testo,
dato che già conoscete la storia e farete meno fatica a leggerla in originale (visto
che consiglio caprone?). Non lo comprerete? Non fa niente, godetevi il piacere
della lettura. E godetevi uno di questi due libri, o meglio tutti e due, meritevoli
veramente, frutto di due grandezze della letteratura contemporanea, che devono
dire grazie a due incredibili traduttrici per poter essere sbarcate così
perfette sul mercato editoriale italiano.
La prima è “In fuga” di Alice Munro, autrice canadese Premio
Nobel per la letteratura nel 2013 e tradotto da Susanna Basso.
La seconda è “La
donna che scriveva racconti”, di Lucia Berlin, una rivelazione nel panorama
letterario americano, tradotta da Federica Aceto. Entrambe sono raccolte di
racconti, in cui personaggi, storie, vite si intrecciano, ma lascio a voi la
curiosità di scoprire i diversi stili delle autrici. Vi do solo una garanzia:
nelle mani sapienti di Susanna Basso e Federica Aceto, Alice Munro e Lucia
Berlin parlano letteralmente italiano.
La prossima volta che volete scegliere un libro da leggere,
e non sapete proprio su cosa orientarvi, fate una prova: scegliete un libro
tradotto da un bravo traduttore. Non vi garantisce che il libro vi piacerà, ma
vi garantisce che il mondo che l’autore ha costruito sarà riportato, intatto,
sotto i vostri occhi.