Bentornati cari amici,
Il post di oggi nasce da una mia riflessione come utente di alcuni gruppi FB, accomunati dal tema "espatrio"; italiani all'estero, mamme all'estero... In questi gruppi ci si intrattiene più o meno allegramente, si fa polemica, ci si fraintende come in tutti i gruppi e poi arriva lei, la fatidica domanda, puntuale come le tasse:"Si può trovare lavoro in Germania senza conoscere la lingua?" Che dirvi, tutto a questo mondo si può fare, ma l'esperienza fin qui raccolta - poca la mia, più lunga quella di molti altri, fa rispondere che sarebbe meglio, opportuno, facilitante arrivare con un minimo di lingua. Non tanto, o non solo, per il lavoro, ma perché lì fuori c'è un mondo che pretende la vostra comprensione, che non ammette ignoranza, che vi rende facili al raggiro e alle brutte esperienze se non sapete difendervi, linguisticamente parlando. Lo dico proprio perché noi siamo arrivati in Germania senza conoscere il tedesco. La replica, molto spesso, è che i corsi sono cari: vi capisco, se a malapena avanzano i soldi per mangiare, investirli per un corso è complicato (ma i corsi non sono cari, sono il pagamento equo per il professionista che vi insegna), ma allora perché non sfruttare l'era digitale, in cui le informazioni sono così facili da trovare, che dovete anzi scansarle come i moscerini sul parabrezza?
Voglio parlarvi di alcuni metodi che vi permetteranno di iniziarvi a qualunque lingua senza vendere un rene, la mamma o i gemelli del matrimonio, anzi: si distinguono per il loro costo pari o prossimo allo 0.
Potrete con questi metodi studiare in una università straniera, tenere conferenze in un'altra lingua, scrivere discorsi per un capo di stato? Certamente no, ma potrete avere un'infarinatura, un primo approccio rompighiaccio con la lingua nuova, che psicologicamente vi mette 100 gradini avanti sulla scala dell'autostima.
Il primo metodo, di cui vi parlo oggi, è quello del TANDEM. Non è altro che l'evoluzione dell'amico di penna straniero, ma in rapporto face-to-face (o skype, che posso assicurarvi funziona benissimo lo stesso). Per fare un tandem vi servono:
- una persona desiderosa di imparare una lingua (voi);
- una persona desiderosa di imparare la vostra lingua madre;
- un appuntamento, fisico o virtuale.
Concordate un luogo e un orario, una durata, vi incontrate e parlate metà del tempo nella vostra lingua, metà del tempo nella lingua dell'altro. Ecco tutto.
Vantaggi: conoscerete persone nuove, farete pratica reale della lingua a qualunque livello siate (io iniziai veramente a 0), non vi sentirete sotto esame perché il vostro compagno desidera imparare quanto voi, non è un insegnante, non spenderete un euro.
Svantaggi: probabilmente non farete esercizi di grammatica ripetitivi, e forse il vostro compagno non sarà in grado di spiegarvi alcune regole - così come voi forse non ne sapete tante della vostra lingua, ma le applicate inconsciamente. Per iniziare, o implementare la conversazione, è un metodo validissimo.
Sì, ma come si trova un compagno di tandem? Esistono gruppi FB dedicati, oppure il caro vecchio annuncio cartaceo in una scuola di lingue andrà benissimo! Scrivete che vorreste un compagno di tandem e che lingua offrite in cambio (non necessariamente la vostra madrelingua, potete offrirne anche un'altra che conoscete bene!).
Pronti a "tandeggiare"? Imparare a costo 0!
martedì 24 ottobre 2017
martedì 10 ottobre 2017
Bilinguismo bambino: mantenere l'equilibrio
Il plurilinguismo è una questione di equilibrio; ogni
equilibrio è possibile naturalmente, ma occorre sempre tenere sotto'cchio tutte
le parti.
La nostra Maxi, come ormai saprete, è una scolaretta, e la
sua istruzione sta avvenendo perciò in tedesco. Niente di male, ovviamente, ma
con il passare del tempo la piccina “scivola” sempre di più verso la lingua di
Goethe, lasciando indietro quella di Dante. È normale e non deve spaventare, se
anche i vostri figli in situazioni di bilinguismo simile, parlano con un
miscuglio che alle volte non è né l’una né l’altra lingua (l’insalata, no?), non
allarmatevi, perché non finiranno per perdere la lingua madre, fintantoché le
due esperienze linguistiche (o anche più di due) resteranno tutto sommato in
equilibrio. Naturalmente, sarà possibile ed anzi quasi scontato che i bambini
differenzino i registri linguistici: a casa con voi parleranno una lingua molto
“sciolta” sicuramente, ma la lingua del gioco resta quella che usano di più per
giocare, appunto. Nella piccola comunità in cui viviamo, mia figlia è l’unica
100% straniera, il suo contesto di gioco e studio è fatto di tedesco: va da sé che
quando gioca da sola, lo faccia in tedesco. Non fraintendetemi, gioca
tranquillamente in italiano con i suoi amici italiani, ma il suo parlottare in solitaria è senza dubbio teutonico. Per la Mini, quando uscirà dalla fase di
Babbà, sarà probabilmente ancora più accentuato.
Come fare allora, per evitare che la lingua madre vada
perduta, o rimanga ad un livello molto basilare? Voglio offrirvi qualche
piccolo spunto in base alla mia esperienza, che potete tranquillamente rimaneggiare
e adattare al vostro bisogno.
Anzitutto, mi sentirei di sconsigliarvi di ripetere ad ogni
piè sospinto “Dillo in italiano!”, se i vostri figli parlano inframmezzando
parole dell’altra lingua: forse noi nati e cresciuti
monolingua non ce ne accorgiamo, ma questa apparente confusione è la vera
ricchezza che sta alla base del crescere plurilingui, un ricco humus da cui si
trarrà sempre più capacità di distinguere tra le lingue, e di passare con facilità
dall’una all’altra. Soprattutto però, perché per il bambino è umiliante e snervante, si
sente rimproverato (“se lo sapevo in italiano lo dicevo, no?”), e rischiate di
farlo chiudere di più e detestare questa cosa in cui non riesce. Offrite invece un rinforzo positivo, come per esempio:
Maxi: “Mamma, oggi a scuola abbiamo usato il Lineal…”
Io: “Ah sì amore, avete usato il Righello? E cosa avete fatto?”
Servite loro un bell’assist senza che se ne accorgano: oltre
a sentirsi capiti, la loro memoria registrerà l’associazione lineal=righello, e
magari sarà utile ripeterlo più volte, ma il segno resta.
Poi, potreste trovare delle piccole e divertenti attività da
fare nella lingua che volete rinforzare (vale anche per chi cresce plurilingui
nel paese della propria lingua madre), prendendo spunto magari da ciò che si fa
a scuola, e soprattutto dagli interessi dei bambini. Amano il calcio? Leggete
con loro le biografie dei calciatori che amano, e sottoponeteli a sessioni di
Holly e Benji! Amano la danza? Scegliete dei libri a tema, ci saranno
sicuramente riviste del settore di cui potete acquistare qualche numero per
leggerlo insieme. Sfruttate le risorse della rete (YouTube, Daily Motion, siti
di programmi per bambini), sempre sotto il vostro controllo ovviamente, per
proporre loro tante e diverse occasioni di essere sottoposti alla lingua
divertendosi. Se avete occasione, inoltre, di frequentare persone che parlano
la stessa lingua che volete rinforzare, fatelo senza indugio quando potete: la
sfida di uscire dalla comfort zone familiare per mettere alla prova le proprie
conoscenze con altri è per i bambini estremamente formativa.
Queste sono poi le attività regolari che, affiancate al
parlare in italiano in casa tra di noi, facciamo per far sì che le piccole
abbiano la loro dose di lingua:
Canzoni e poesie in rima
La Maxi è in prima elementare, e si diverte molto con le
rime, esercizio che per altro usano molto spesso nella sua scuola per insegnare
la lingua. Ebbene, sfruttando il tema della stagione autunnale in cui ci
troviamo, impariamo canzoncine e poesie in rima in entrambe le
lingue: quelle che ci piacciono di più le incorniciamo e le appendiamo per
casa, così quando ce le troviamo davanti le cantiamo/recitiamo – la Maxi non sa
ancora leggere ma ha una memoria da elefante.
Serata cinema!
Questa è una attività, piacevole senza dubbio, che ho
introdotto da poco, e cioè da quando ho colto la preponderanza del tedesco sull’italiano.
Non che prima non si guardasse la tv, ma ora abbiamo una sera fissa a settimana
in cui si possono, nell’ordine:
- - Mangiare un po’ di schifezze
- - Mangiare sul divano (che non si fa per i figli!!!)
- - Guardare un bellissimo film/cartone per la famiglia in italiano (o nella lingua da rinforzare).
La faccenda è talmente piacevole e divertente, che la Maxi
non vede l’ora che arrivi il prossimo venerdì per fare la nostra serata cinema,
ed il fatto che noi le si proponga in maniera fissa la visione di qualcosa in
italiano non è in alcun modo percepito come un dovere, un compito o una noia.
Per ora, essendo la Maxi appena scolarizzata, tutto questo è
sufficiente per bilanciare più o meno l’esposizione alle due lingue:
sicuramente crescendo, con l’inizio della scrittura autonoma, le sfide
aumenteranno, ma ai duri piace giocare quando il gioco si fa duro!
A proposito, avete film a tema Halloween da consigliarci per
i venerdì del mese che restano? Io ho già qualche idea, ma nuovi pareri sono
sempre bene accetti!
Come procede il vostro bilinguismo bambino?
Un saluto dalla vostra insalata, e dalle sue piccole
insalatine!😄
giovedì 5 ottobre 2017
"Il tempo è omosessuale oggi!" Sopravvivere alle inevitabili gaffe
Come da titolo, parliamo di gaffe. Chi è bilingue
italiano-tedesco ha già capito, e se la starà ridendo sotto i baffi perché, e
non provate a dire di no, questa figuraccia è capitata a TUTTI i poveri
disgraziati che si siano avventurati sul suolo teutonico, e abbiano tentato di
fare una banale conversazione sul tempo.
Fermo restando che imparare il tedesco non è un’avventura
propriamente banale, questa mefistofelica lingua alle volte ha delle insidie
davvero sottili. Uno cerca invano di mettere insieme una frase che non lo
faccia apparire muto, ed ecco che in quel nanosecondo in cui devi connettere
cervello e bocca, ti trovi davanti a due parole SIMILISSIME e quale scegli?
Quella sbagliata. Eccerto.
Vi spiego di cosa parlo: in tedesco ci sono due parole
estremamente simili, Schwül (che vuol
dire “afoso, umido”) e Schwul (“omosessuale”). Anche dal punto di vista
fonetico, le differenzia un’inezia: la U con la dieresi (i pallini sopra) si
pronuncia come la U francese, l’altra come la U italiana. Ora, io sono sicura
che non ci sarebbe così tanta ansia di confondersi, se non si temesse di fare
una figuraccia storica, ma dato che l’ansia si sa, si nutre della carne che la
ospita, ecco che alla scelta della parola quasi sicuramente cadremo su quella
sbagliata. E mica solo una volta, no no! Beccheremo il nostro vicino che esce
in mutande a buttare l’immondizia e lo delizieremo dicendogli “Il tempo è
proprio omosessuale oggi!”. Poi rientreremo in casa, ci accorgeremo della
figuraccia fatta, e daremo testate contro il muro. C’è da dire che i tedeschi o
sono particolarmente gentili, o particolarmente rassegnati a questa uscita da
parte degli stranieri, perché non si scompongono più di tanto, magari ti
rispondono pure!
Non cospargetevi il capo di cenere, amici, e soprattutto non
scoraggiatevi: ogni lingua tende delle insidie, che porta alla creazione di
buffi ed involontari doppi sensi. “Sbagliando si impara” non è mai stato vero
quanto adesso; mettetevi addosso un po’ di faccia tosta e buttatevi alle spalle
ogni errore o figuraccia fatti sul percorso dell’apprendimento linguistico,
ognuno di questi non è che una porzione della strada di conoscenza che state
lastricando.
Ehm, forse “mal comune mezzo gaudio” non è la maniera più matura
di vivere la cosa, ma vi voglio raccontare questo piccolo aneddoto di una
ragazza conosciuta anni fa, che parlava un italiano di seconda generazione un
po’ stentato e viveva all’estero, in un paese di madrelingua inglese. Si chiacchierava, si ascoltava musica e ad un certo punto lei con enfasi, riferendosi ad un
pezzo passato in radio, dice:”Però, che belo
questo cazzone!”. Ecco, ci è voluta
veramente una vagonata di autocontrollo per non scoppiare a ridere e spiegarle
la differenza tra “canzone” e “cazzone”! 😂😂😂
Siate pazienti e curiosi sempre, non vergognatevi mai, e buona
insalata!
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